Intervento della Presidente Anceschi al convegno della Fondazione Giustizia
Profili dell’accoglienza della persona straniera e dell’impresa estera in Italia e a Reggio Emilia
Comunicazione associativa
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16/02/2024
Intervento della Presidente Anceschi al convegno della Fondazione Giustizia

Buongiorno a tutti,
ho accolto con piacere l’invito della Presidente Francesca Baldi a partecipare a questa iniziativa, che tratta un argomento di grande rilevanza.
L’immigrazione, infatti, rappresenta oggi uno dei principali fattori di mutamento della nostra società, a livello demografico, economico, sociale, culturale e religioso, sollevando temi di estrema complessità.
Non intendo certo entrare in queste vaste dinamiche con il mio saluto di oggi, ma solo formulare alcuni auspici per il miglioramento della situazione attuale, alla luce dei problemi che il sistema delle imprese si trova quotidianamente ad affrontare, da una parte, con i propri dirigenti e dipendenti stranieri e, dall’altra, con gli investitori stranieri. Siamo di fronte a due sfide importanti. La prima è quella di cercare di rendere più attrattivo il territorio italiano nei confronti degli investimenti esteri. Come sapete, la posizione dell’Italia in termini di attrazione degli investimenti delle aziende estere è stata storicamente debole rispetto ai principali partner europei. Qualcosa però si è mosso negli ultimi anni.  Nel 2020 erano all’incirca 52.000 le unità locali di imprese a controllo estero in Italia e oltre 4.200 le unità di gruppi multinazionali esteri presenti in Emilia-Romagna, con circa 124.000 addetti, ovvero l'8% degli addetti delle industrie emiliane.
Nel 2022 gli investimenti stranieri sono cresciuti, ma si tratta di dati ancora bassi, se paragonati ad altri Paesi. I fattori a cui ricondurre il limitato investimento in Italia sono probabilmente da ricercare su più livelli. Alcuni sono strutturali e legati alla forte presenza di settori manifatturieri tradizionali e alla bassa contendibilità delle imprese familiari. Altri fanno riferimento a gap competitivi di sistema. Mi riferisco a tempi giudiziari infiniti, elevata burocrazia, criminalità, scarsa presenza di un mercato dei capitali che favorisca acquisizioni e passaggi di proprietà, normativa spesso complessa e poco chiara, alta tassazione, scarsa dotazione infrastrutturale. Su questi gap possiamo e dobbiamo lavorare come Sistema Paese, consapevoli che stimolare la crescita degli investimenti dell’industria manifatturiera, spina dorsale della nostra economia, deve essere una priorità per la politica nazionale e locale, nell’interesse generale.  
Al di là degli aspetti quantitativi, le imprese multinazionali si caratterizzano, infatti, in termini di profili d'impresa complessi, orientati all'innovazione e con un elevato potenziale di crescita interna e di stimolo alle imprese domestiche. La seconda impegnativa sfida riguarda, invece, l’accoglienza dei migranti.
Confindustria a livello nazionale ha proposto un piano d’azione su più fronti, che mira a riattivare i flussi sulla base delle specifiche esigenze del mondo imprenditoriale, a incoraggiare e semplificare gli arrivi di stranieri qualificati e ad incentivare forme di collaborazione e formazione dei lavoratori nei Paesi d’origine.
Gli immigrati in Italia sono mediamente poco istruiti rispetto a quelli residenti in altri Paesi. Dal confronto internazionale emerge una correlazione positiva tra la quota di laureati nella popolazione autoctona di un Paese e quella nella popolazione che vi è immigrata. La dotazione di capitale umano, quindi, è associata alla capacità di un Paese di attirare immigrati istruiti.
Occorre certamente diminuire burocrazia, complessità procedurale e tempi di arrivo di personale altamente qualificato dall’estero. Le aziende reggiane hanno necessità di tempistiche certe di risposta, per potere programmare le loro attività e pianificare i propri progetti di espansione e di consolidamento.
Le emergenze umanitarie degli ultimi anni, con un afflusso senza precedenti di richiedenti asilo dal Medio Oriente e dall’Africa, hanno tuttavia evidenziato problemi nuovi, insicurezze, paure, evidenziando la necessità di affrontare la gestione dell’immigrazione con maggiori consapevolezze, impiego di risorse, infrastrutture e nuove progettualità.
Siamo convinti che il benessere di un territorio dipenda dalla sua capacità di attrarre investimenti e capitale umano.  Non solo. Le migrazioni internazionali possono essere un’opportunità sia per chi lascia il proprio Paese in cerca di migliori condizioni di vita, sia per le nazioni ospitanti, per lo più avanzate, dove l’invecchiamento demografico minaccia la sostenibilità dei sistemi di welfare e rallenta il progresso economico. I vantaggi che l’immigrazione porta alle economie ospitanti si amplificano però solo se gli stranieri sono bene integrati nel mercato del lavoro e nella società. 
Un’integrazione che si misura nell’inserimento nel mercato del lavoro, nell’istruzione, nell’inclusione sociale e nella cittadinanza attiva.
Grazie e buon lavoro

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