Diga di Vetto, per la tutela e lo sviluppo del territorio
La Presidente di Unindustria Reggio Emilia Roberta Anceschi interviente sul tema della realizzazione della Diga di Vetto, una infrastruttura che può rappresentare una risposta concreta a molteplici esigenze, in termini di risorse idriche e prevenzione del territorio.
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06/05/2023
Diga di Vetto, per la tutela e lo sviluppo del territorio

I gravi episodi alluvionali avvenuti in questi giorni nella nostra regione riportano ancora una volta l’attenzione al tema della crisi climatica, ma soprattutto alle azioni di prevenzione che i sistemi territoriali devono mettere in atto per scongiurare nuovi disastri per le nostre comunità e le nostre economie. Le immagini delle vicine città di Faenza e Imola ci hanno subito riportato alla mente quelle del 2017 di Lentigione e dell’alluvione dell’Enza, che avevano generato per la nostra provincia danni per oltre cento milioni di euro e più di mille abitanti sfollati.

Come hanno ben spiegato gli esperti intervenuti sulle pagine della stampa, questi fenomeni di pioggia estremamente intensa non riescono neppure a sopperire il problema della siccità, che negli ultimi anni si è fortemente intensificato. Anzi, proprio l’eccessiva aridità dei terreni è tra le cause principali di frane ed esondazioni, oltre ad essere un danno per il nostro settore agroalimentare.

Di fronte a queste situazioni emerge sempre più l’esigenza di interventi strutturali che possano mettere in sicurezza il territorio, i cittadini e le attività economiche e allo stesso tempo dare soluzione alle sempre più frequenti crisi idriche. Una risposta è senza dubbio rappresentata dalla realizzazione di invasi ad uso plurimo, che permettono di raccogliere e contenere l’acqua a monte per difendere la pianura e nello stesso tempo diventare fonte di sostegno.

Per la Valle dell’Enza questa soluzione era già stata individuata nella diga di Vetto, un progetto per anni rimasto sulla carta e che oggi trova l’attenzione degli Industriali come risposta concreta a molteplici esigenze, in termini di risorse e prevenzione. Le conseguenze positive che deriverebbero dalla costruzione della diga sul nostro appennino sono infatti diverse. 

In primo luogo, rappresenterebbe un’importante riserva di acqua per affrontare la siccità e irrigare i terreni agricoli dell’intera valle, diventando così una risorsa per il comparto agroalimentare di Reggio Emilia e Parma - tra i più importanti d’Europa con la filiera del Parmigiano Reggiano - e per le aziende industriali dell’area. Inoltre, sarebbe utile anche per migliorare la distribuzione idropotabile, valorizzando l’ottima qualità dell’acqua delle nostre montagne e favorendo la ricarica delle falde acquifere.

In secondo luogo, la diga di Vetto è un progetto sostenibile, in quanto fonte di energia idroelettrica alternativa, che porterà effetti economici strutturali positivi per i Comuni della zona, diventando anche origine di nuovo sviluppo turistico.

Infine, si tratta di una soluzione preventiva per la difesa del territorio, che potrà salvaguardare la valle in caso di alluvione, grazie alla sua capacità di riserva, e fermare le esondazioni. Un esempio concreto di quanto stiamo sostenendo è la diga di Ridracoli, in Romagna. La valle del Bidente non è stata toccata dall’ondata di esondazioni e dissesti dei giorni scorsi, come invece è avvenuto nelle vicine vallate, proprio perché ha trattenuto volumi d’acqua pari a molti milioni di metri cubi e regolato, di conseguenza, i deflussi a valle.

Queste motivazioni rendono necessaria una significativa capacità idrica per la diga di Vetto, che si è stimato debba avere un bacino di almeno cento milioni di metri cubi di capacità per assolvere a tutte queste funzioni. 

Il momento per la realizzazione di questo importante progetto è ora più che mai favorevole, se guardiamo anche all’attenzione che il PNRR ha proprio verso i progetti di risoluzione della crisi idrica. Unindustria Reggio Emilia ha istituito una commissione tecnica interna per ragionare sulla fattibilità della diga e per contribuire al confronto con gli stakeholders locali. Perché siamo convinti che non si possa più rimandare.

Roberta Anceschi
Presidente Unindustria Reggio Emilia

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