Il lavoro che cambia: dinamiche passate e future
La Presidente di Unindustria Reggio Emilia Roberta Anceschi ha preso parte all'incontro sul tema, organizzato dalla Diocesi Reggio Emilia Guastalla. Leggi l'intervento
Comunicazione associativa
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23/01/2023
Il lavoro che cambia: dinamiche passate e future

Buon pomeriggio,
desidero innanzitutto rivolgere un sentito ringraziamento all’Arcivescovo Giacomo e a tutta la Diocesi di Reggio Emilia e Guastalla per l’invito a partecipare a questo importante incontro del Cammino Sinodale.
Nel titolo di questo nostro confronto “Il lavoro che cambia: dinamiche passate e future” si fa riferimento ad un concetto importante, che nell’attività di un imprenditore non può mai essere dato per scontato: il cambiamento.
Il successo o meno di un’azienda - così come della società stessa - dipende dalla capacità di adattarsi al cambiamento, se non addirittura di anticiparlo.
Quando parlo di cambiamento mi riferisco, da un lato, alle vulnerabilità economiche e sociali strutturali di lungo periodo, come l’esigenza sempre più sentita di una transizione ecologica o la trasformazione digitale, ad esempio.
Dall’altro, agli effetti che eventi come la pandemia, la guerra in Ucraina, l’alta inflazione o la morsa energetica determinano nel breve periodo, aprendo a nuovi e più difficoltosi scenari.
Per capire meglio la situazione a cui il nostro sistema produttivo deve oggi far fronte riprendo alcuni dati congiunturali, che ci aiutano sempre a monitorare lo stato di salute delle nostre imprese.
I primi sei mesi del 2022 a Reggio Emilia sono stati caratterizzati da una fase espansiva, soprattutto se vista a confronto con lo stesso periodo del 2021, quando i livelli di attività erano stati contenuti nella fase della crisi pandemica.
La fase ciclica positiva ha interessato tutti i settori di attività economica. 
Nei primi 9 mesi del 2022 anche le esportazioni sono aumentate in misura elevata, segnando un +19,9%: una crescita diffusa fra i principali settori di specializzazione della nostra provincia. 
In termini reali quindi l’incremento è risultato rilevante, nonostante il sensibile aumento registrato dai prezzi alla produzione. 
Nel comparto edile, in particolare, l'espansione è stata robusta, spinta dagli incentivi per le ristrutturazioni, nonostante le difficoltà legate alle incertezze sulla cessione dei crediti fiscali al sistema bancario e la carenza di manodopera specializzata. 
Questa fase positiva ha avuto dei riflessi sul mercato del lavoro, dove abbiamo registrato in generale un aumento degli occupati e una diminuzione del ricorso alla Cassa Integrazione, nel periodo gennaio-novembre, pari al 72% rispetto all'anno precedente.
Nel corso del 2022 la situazione economica delle imprese è rimasta quindi nel complesso favorevole. 
L’industria italiana ha confermato in questi mesi, una volta di più, la sua eccellenza internazionale. Ha saputo modificarsi nel corso degli ultimi anni. 
Ha un’economia dei distretti che le consente flessibilità rispetto alle crisi delle forniture e all’andamento altalenante dei mercati internazionali.
Tuttavia, i rincari delle materie prime energetiche e degli altri input produttivi sono stati assorbiti dall'aumento dei prezzi di vendita solo in parte ed hanno inciso negativamente sulla marginalità. 
La liquidità del settore produttivo, ancora su valori storicamente elevati, è leggermente diminuita. 
Il maggiore fabbisogno finanziario delle imprese, che è derivato anche dai più elevati costi di produzione, ha determinato un aumento della domanda di prestiti bancari, che hanno ripreso a crescere. 
La seconda parte dell'anno ha visto quindi un rallentamento della crescita e le nostre imprese hanno iniziato il 2023 con una certa cautela.
Le aspettative verso il nuovo anno risultano condizionate dai rincari dei beni energetici, dall'incertezza sugli sviluppi della guerra in Ucraina e dalle difficoltà di approvvigionamento di input produttivi. 
Le stime di crescita per quest’anno sono state quindi ridimensionate: Prometeia prevede per quest’anno una lieve flessione del PIL reggiano (-0,2%).
L’aggressione della Russia nei confronti dell’Ucraina ha aggravato delle tendenze che erano già in atto. 
Aumento dei prezzi, ridotta reperibilità delle materie prime, riconfigurazione delle filiere globali di approvvigionamento sono solo alcuni dei fattori che, già nel 2021, hanno rallentato l’economia mondiale uscita con slancio dalla fase più critica della pandemia.
Quanto i dati reali si distanzieranno da queste previsioni dipenderà dallo sviluppo di queste situazioni internazionali e dalla capacità del nostro Paese di cogliere pienamente le opportunità offerte dal PNRR, che può rappresentare un elemento cruciale di impulso sia alla domanda, sia alla trasformazione digitale ed ecologica del sistema economico.
Ricordo che il nostro tessuto produttivo è formato da piccole e medie imprese che in alcuni casi, proprio per la loro dimensione, faticano a sostenere un mercato ormai globale; quindi, più spesso si concentrano su segmenti specifici, rappresentando delle eccellenze.
Tuttavia, in generale tutte le imprese devono fare i conti con dei cambiamenti di lungo periodo che incidono fortemente sul modo di fare impresa e sulla propria capacità competitiva.
Mi riferisco, come già accennato, alla necessità di proporre prodotti tecnologicamente innovativi e all’opportunità di allinearsi alle due grandi transizioni, quella digitale e quella ecologica.
Sono aspetti dai quali le aziende che vogliono avere successo non possono prescindere e sono proprio quegli aspetti che stanno rivoluzionando il modo di lavorare e lo stesso mercato del lavoro.
Reggio Emilia è una provincia a forte specializzazione manifatturiera e le aziende del nostro territorio richiedono competenze sempre più appartenenti all'ambito scientifico, tecnologico, ingegneristico e matematico, le cosiddette discipline STEM.
I profili che potranno aiutare le nostre imprese a sostenere le due grandi transizioni sono soprattutto quelli con una formazione in ambito STEM.
Lo conferma anche la rilevazione del Sistema Informativo Excelsior (realizzato da Unioncamere e dall'ANPAL): nei settori digitale ed ecologico si hanno le stime più promettenti di aumento dell'occupazione nei prossimi anni.
Non solo, se prendiamo i dati diffusi giusto questa settimana, scopriamo che in gennaio le industrie reggiane hanno programmato complessivamente di attivare 2.870 nuovi contratti, vale a dire il +37,3% rispetto a gennaio 2022.
Il primato spetta proprio alle industrie meccaniche ed elettroniche, con 1.040 nuovi contratti previsti e un incremento di oltre il 55% rispetto a 12 mesi fa.
Tuttavia, ad oggi il 50% delle aziende dichiara di non riuscire a reperire le figure ricercate, perché mancano i candidati o perché la preparazione insufficiente. 
Esiste dunque un marcato disallineamento tra le opportunità di lavoro generate dal sistema economico e i percorsi formativi scelti dai giovani.
Ci tengo a sottolineare questo aspetto, perché gennaio è il mese in cui gli studenti che frequentano l’ultimo anno della scuola secondaria di primo grado, supportati dalle loro famiglie, devono scegliere il percorso scolastico da intraprendere.
Fare una scelta con la consapevolezza di quelli che saranno i profili richiesti dal mondo del lavoro è oggi più che mai importante.
Il discorso vale anche per i neodiplomati che dovranno scegliere se intraprendere un percorso universitario, e quale.
Anche gli Atenei italiani stanno adeguando la propria offerta formativa al cambiamento dei sistemi economici e del mercato del lavoro.
Tra le richieste di attivazione di nuovi corsi di laurea presentate nel 2022 al Ministero dell’Università, circa 60 sono proposte legate alla transizione ecologica e digitale, con una particolare attenzione all’intelligenza artificiale e all’analisi dei dati. 
La stessa Università di Modena e Reggio Emilia, anche grazie allo stimolo e alla collaborazione con la nostra Associazione e con le imprese del territorio, dopo aver attivato il corso di laurea in Digital Marketing nel 2019, ha inaugurato in questo anno accademico 2022-2023 due nuovi corsi di laurea:
la Laurea magistrale in Digital Automation Engineering (DAE) e la Laurea in Analisi dei dati per l’impresa e la finanza.
Nel primo caso si tratta di un corso di laurea che formerà ingegneri capaci di padroneggiare dal punto di vista teorico e pratico i metodi e le tecnologie dell’ingegneria dell’automazione in un contesto digitale.
I laureati sapranno gestire la rapida evoluzione delle tecnologie specifiche dell’automazione ed affrontare le sfide imposte dall’Industria 4.0, sviluppando progetti complessi e multidisciplinari.
Nel secondo caso, invece, si punta a formare una figura professionale dotata delle competenze per analizzare e gestire dati a supporto delle decisioni strategiche dell’impresa e destinata ad occupare ruoli sia esecutivi sia di coordinamento nell’ambito dei sistemi informativi.
Sono figure nuove, altamente specializzate, ma necessarie alle imprese per essere proiettate al futuro.
Un ruolo importante nel soddisfare i fabbisogni formativi delle aziende e sostenere la competitività del sistema produttivo lo hanno anche i diplomi di tecnico superiore, i cosiddetti ITS (Istituti Tecnici Superiori) o i percorsi formativi integrati IFTS (Istruzione e formazione Tecnica Superiore).
Gli ITS, in particolare, rappresentano la principale offerta formativa terziaria superiore professionalizzate legata al sistema produttivo territoriale e al mercato del lavoro. 
Fin dalla loro istituzione, Unindustria ha creduto fortemente nell'importanza strategica di questi percorsi.
Grazie al nostro impegno e a quello delle nostre imprese, l'offerta formativa ITS a Reggio Emilia si è arricchita con quattro corsi, tre per il settore meccanico e uno per quello alimentare, raddoppiandone il numero nell’ultimo anno e mettendo a disposizione 100 “super periti”.
Il sistema produttivo, dunque, collabora attivamente per incentivare un’offerta formativa che sia sempre più allineata con le richieste del mondo del lavoro e colmare così l’ampia richiesta di figure tecniche specializzate.
Allo stesso modo dobbiamo lavorare sulla diffusione di una maggiore consapevolezza della società di questi cambiamenti nel mondo professionale.
Il boom delle richieste di profili STEM, fa emergere un'ulteriore problematica, relativa al mondo del lavoro in Italia su cui credo sia importante riflettere: il divario di genere.
Gli stereotipi sociali continuano per molti versi ad associare a dei percorsi formativi tecnico-scientifici una preponderanza di uomini rispetto alle donne, a partire dalla scelta dei percorsi di studio, in cui le studentesse sono tuttora una minoranza. 
Il risultato è che, nonostante le statistiche evidenzino performances scolastiche e accademiche migliori per le donne, queste vengono ancora penalizzate nel mondo lavorativo, con disparità salariali e di opportunità di crescita.
Occorre quindi che tutti conveniamo sul fatto che le ragazze possono intraprendere percorsi tecnici, che possono competere a ruoli lavorativi specializzati e soprattutto che possono crescere professionalmente alla pari dei colleghi uomini anche in questi ambiti.
Con lo stesso approccio di apertura, dobbiamo riconoscere che i giovani lavoratori oggi hanno delle esigenze nuove e diverse: una maggiore flessibilità, dinamicità, più condivisione di idee, una più alta attenzione al welfare e al benessere personale.
Le aziende che intendono attirare i profili migliori devono essere disposte ad andare incontro a queste esigenze. 
La visione del lavoro sta cambiando per i giovani che cominciano a lavorare. 
Il lavoro non è più visto come il vecchio scambio fordista tra orario e salario, è un’attività che deve essere misurata sul risultato, a prescindere dal tempo e dal luogo in cui lo si presta.
Sotto questo aspetto è stata proprio l’esperienza della pandemia ad aprire la strada ad una nuova prospettiva, con la diffusione del telelavoro e dello smart working.
Gli stessi profili tecnici di cui parlavamo non si trovano nelle vecchie tabelle d'inquadramento nazionale di ogni settore, cambiano da impresa a impresa. 
E questi sono nuovi aspetti che occorre tenere in considerazione nell’organizzazione del lavoro così come nelle fasi di contrattazione.
Tutto ciò significa che se da un lato le imprese richiedono per il loro sviluppo economico figure diverse e sempre più specializzate, dall’altro alle imprese stesse è richiesta una visione e una riorganizzazione del lavoro in funzione delle nuove esigenze delle persone.
Questa attenzione crescente al capitale umano e alla sua soddisfazione è un punto fondamentale del concetto di responsabilità sociale d’impresa.
Una gestione innovativa delle risorse umane dovrebbe permettere di conciliare la vita personale e famigliare con quella lavorativa, garantendo una qualità del lavoro utile allo sviluppo dell’impresa. 
Non solo, i nostri imprenditori riconoscono di avere una responsabilità nei confronti dei propri collaboratori anche nei momenti in cui le condizioni sociali rischiano di incidere sul benessere delle famiglie.
Lo hanno dimostrato durante la pandemia, con importanti investimenti volti alla riconversione delle linee produttive per creare dispositivi di cui il sistema sanitario era carente o erogando ingenti somme per sostenere la sanità.
Lo stanno dimostrando oggi, con diverse azioni volte a compensare l’incremento delle bollette energetiche delle famiglie dei propri dipendenti.
Concludo questo mio ragionamento, sottolineando quindi un concetto che ritengo importante.
Di fronte al cambiamento continuo di cui parlavo all’inizio, in questa evoluzione che ho cercato di descrivere e che dobbiamo sempre tenere in considerazione, emergono due costanti, due veri pilastri della nostra vita economica e sociale: l’impresa e il lavoro.
Impresa e lavoro sono due attori protagonisti della nostra vita sociale, sono l’una funzione dell’altro, senza antagonismi.
Se il lavoro deve rispondere a nuovi ritmi o dinamiche sociali, l’impresa deve potersi riorganizzare. 
Se l’impresa deve seguire i trend di mercato per essere competitiva, il lavoro deve cambiare con lei. 
Il lavoro non è un dato statistico o il sottoprodotto delle nostre attività imprenditoriali, ma il punto di partenza e di arrivo di una vita e di una società buona, che funziona.
E questa è una semplice grande verità che non ci dobbiamo dimenticare.
Grazie.
 

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