
Nei giorni scorsi Confindustria ha lanciato un grido di allarme evidenziando come sia “fondamentale compiere un passo avanti nel mix energetico e discutere di un prezzo dell'energia a livello europeo”. Una presa di posizione ferma e decisa, che conferma quanto la questione energetica sia cruciale per la competitività delle nostre imprese.
Le cifre parlano chiaro e delineano un quadro drammatico: nel 2024, l'Italia ha pagato l’87% in più rispetto alla Francia, il 72% in più rispetto alla Spagna e il 38% in più rispetto alla Germania.
Dunque, sono indispensabili soluzioni immediate. Un’esigenza tanto più sentita considerando che l’industria italiana, nonostante i suoi successi internazionali e la sua competitività in termini di innovazione, registra da quasi due anni un rallentamento pressoché continuo anche a causa delle pressioni competitive che il delicato quadro geopolitico determina.
In una prospettiva come questa è indispensabile il rapido raggiungimento di un mix energetico diversificato; ciò ripropone la necessità di avviare soluzioni basate sul nucleare di ultima generazione, la cui realizzazione operativa -si badi bene- impone tempi di circa otto/dieci anni.
Dunque, oggi è più che mai necessaria una pluralità di interventi. Ne abbiamo bisogno, perché l'Italia e il suo sistema industriale si trovano in questi anni ad affrontare una sfida cruciale. Si pensi alla crisi che colpisce alcuni settori come quello automobilistico o, ancora, la minaccia costituita dall’imposizione di nuovi dazi nei mercati internazionali, ai quali l’industria reggiana è fortemente integrata. Le nostre imprese, infatti, esportano una grande varietà di prodotti. Le connessioni economiche con il mercato americano sono estremamente profonde; gli USA rappresentano la terza destinazione dell’export reggiano su cui incidono per l'11,2%.
Le aziende esportatrici reggiane di ogni dimensione non potrebbero sopportare l’aggravarsi di nuove barriere commerciali. Al contrario, è essenziale che si apra al più presto un dialogo costruttivo per cercare soluzioni condivise che promuovano il libero scambio, la crescita e l’innovazione, evitando misure che penalizzano il mercato e ostacolano la competitività.
All’interno di un simile quadro di riferimento gli imprenditori hanno altresì il dovere di ricordare che il nostro sistema industriale si conferma come il quarto del mondo per export, preceduto solo da Stati Uniti, Cina e Germania, e davanti a Giappone e Corea del Sud. Tale stato di cose rappresenta un chiaro segnale del vantaggio competitivo della nostra manifattura, vantaggio che rischia oggi di essere gravemente compromesso sia da costi energetici fuori controllo, sia da una nuova guerra di dazi che implica necessariamente ritorsioni di tutti nei confronti di tutti.
Per l’insieme di queste ragioni il Governo e la politica italiani sono chiamati ad agire subito, tanto sul piano nazionale, quanto su quello europeo. Il tempo è già scaduto.
Roberta Anceschi, Presidente Unindustria Reggio Emilia
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